\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Il quinquennio 1948-53 si chiuse con un bilancio soddisfacente sotto il profilo della mera crescita economica: giα nel 1950 la r
icostruzione poteva considerarsi ultimata e nel 1954 la produzione era quasi raddoppiata rispetto a quella del 1938. Tale crescita, per≥, da attribuirsi allÆincremento della produttivitα, era stata ottenuta senza che venissero affrontati e attenuati i pr
ofondi squilibri che caratterizzavano la societα italiana. Questi dovevano inevitabilmente emergere negli anni successivi, a mano a mano che perdevano di importanza i fattori che avevano determinato la grande vittoria della DC nel 1948, vale a dire: la p
sicosi anticomunista, la promessa degli aiuti americani condizionati al voto, il convergere verso questo partito della gran parte dei conservatori.\par
Giα le elezioni amministrative del 1951 e 1952 avevano segnato un consistente calo elettorale del par
tito di maggioranza relativa. Nel 1951 venne varata la riforma fiscale di cui fu artefice E. Vanoni, la quale introdusse lÆimposta sul reddito. Per garantire alla maggioranza di governo una salda maggioranza nel futuro parlamento, De Gasperi fece approva
re una nuova legge elettorale, la quale prevedeva che ai partiti apparentati che avessero ottenuto il 50,01% dei voti sarebbe andato il 65% dei seggi alla Camera dei deputati. La legge venne aspramente combattuta sia dalle destre sia dalle sinistre, che
la battezzarono la ôlegge truffaö. Le elezioni si svolsero il 7 giugno 1953. I partiti della coalizione governativa (DC, PRI, PLI e PSDI) ottennero il 49,85% dei suffragi, mancando il quorum necessario a far scattare la legge elettorale per soli 57.000 v
oti; nel luglio 1954 la legge maggioritaria sarebbe stata abrogata. La DC perse, rispetto al 1948, quasi due milioni di voti e in regresso furono anche i partiti alleati. Ebbero al contrario un notevole successo le sinistre, nonostante la scomunica lanci
ata da Pio XII contro i marxisti e, al lato opposto, le destre monarchica e neofascista.\par
I cinque anni della seconda legislatura (1953-58) furono poco incisivi dal punto di vista politico e segnarono un rallentamento del processo di modernizzazione
della societα italiana. AllÆultimo, fallito tentativo di formare un governo da parte di De Gasperi, seguirono cinque governi, di cui tre monocolore, i primi due e lÆultimo, e due con lÆapporto di liberali e socialdemocratici.\par
Nel 1955 lÆItalia entr≥
a far parte dellÆONU. Di notevole peso fu lÆaccordo raggiunto nel 1954 sulla questione di Trieste. Gli Anglo-Americani si erano pronunciati prima delle elezioni del 1948 a favore della restituzione della cittα allÆItalia. Nel 1953 annunciarono il ritiro
delle truppe dalla zona occupata e la trasmissione al governo italiano dei poteri da essi esercitati, in attesa di una soluzione definitiva della questione. Le dichiarazioni di G. Pella, allora presidente del Consiglio, di voler annettere lÆintero Terri
torio Libero di Trieste aprirono una grave crisi nelle relazioni tra Italia e Iugoslavia, che port≥ alla mobilitazione di truppe da entrambe le parti. La tensione presto diminu∞, ma la questione rimase sul tappeto e si concluse il 5 ottobre 1954, sotto i
l governo Scelba, con la firma a Londra di un memorandum di intesa in base al quale lÆItalia rinunciava alla zona B in favore della Iugoslavia ottenendo a sua volta Trieste e la zona A.\par
A metα della legislatura cadde lÆelezione del nuovo presidente
della Repubblica, dopo la fine del settennato Einaudi. Il candidato della DC, C. Merzagora, non ottenne i voti necessari e al suo posto venne eletto, grazie allÆappoggio determinante dei comunisti e dei socialisti, un democristiano di sinistra, G. Gronch
i (aprile 1955), il quale nel suo messaggio al paese rivolse un chiaro invito alle classi dirigenti a porre fine al centrismo inaugurando una nuova stagione di riforme. LÆinvito cadde sostanzialmente nel vuoto e la legislatura fin∞ senza atti di grande r
ilievo sul piano politico, se si eccettua la nomina nel 1955 della Corte costituzionale, avvenuta con sette anni di ritardo per le resistenze dei conservatori ad accettare la piena attuazione della costituzione repubblicana e lÆadeguamento conseguente de
lla legislazione fascista alle norme da questa previste. La ôdestalinizzazioneö prima e poi lÆinvasione dellÆUngheria da parte delle truppe sovietiche nel 1956 ebbero profonde ripercussioni sulla sinistra italiana, portando prima alla rottura del patto d
i unitα di azione fra PCI e PSI, quindi a un avvicinamento del PSI alla socialdemocrazia. Dal canto suo Togliatti sottoline≥ che il PCI intendeva seguire una ôvia italianaö al socialismo.\par
Nel 1957 si avvi≥ concretamente a Roma il processo di integra
zione europea, con la firma dei trattati istitutivi della CEE (Comunitα economica europea) e dellÆEuratom per lo sfruttamento pacifico dellÆenergia nucleare. Le elezioni del maggio 1958 confermarono un quadro di sostanziale stabilitα politica. La DC, pur
non avendo al suo attivo grandi riforme, potΘ presentarsi agli elettori come il partito che aveva assicurato al paese un notevole sviluppo economico e venne da questi premiata (pass≥ dal 40,1% al 42,3%). Queste elezioni caddero in un clima interno e int
ernazionale profondamente modificato rispetto alle condizioni che avevano favorito la genesi e quindi la stabilizzazione della formula centrista.\par
In primo luogo, lÆinizio del processo di distensione internazionale e lÆassottigliarsi delle barriere c
reate dalla guerra fredda indebolivano lÆanticomunismo programmatico imposto dallÆalleanza con gli Stati Uniti e avallato ufficialmente dalla Chiesa cattolica.\par
In secondo luogo, andava maturando nel paese lÆesigenza di dare espressione, coinvolgendo
le nelle scelte di governo, alle masse lavoratrici che avevano sopportato i maggiori costi della ricostruzione prima e poi dellÆintenso sviluppo economico degli anni 1953-58. ╚ vero che la DC manteneva le sue caratteristiche di partito popolare, con una
componente anche operaia e soprattutto contadina; ma il proletariato urbano era per lo pi∙ legato ai partiti della sinistra, comunista e socialista, o direttamente o attraverso la CGIL. Andava quindi facendosi strada lÆesigenza di un accordo politico tra
la DC e parte dellÆopposizione. A renderlo possibile, con molte contraddizioni e limitazioni, intervennero lÆevoluzione politica e ideologica del PSI e il suo distacco dal PCI. A questo punto la DC, che non avrebbe potuto accettare unÆintesa con i comun
isti, accett≥ invece quella con i socialisti, intenzionata anche a trarre profitto dalla rottura determinatasi tra i maggiori partiti della sinistra.\par
Si inaugur≥ cos∞ la stagione del centrosinistra, favorita anche dallÆelezione al pontificato nellÆo
ttobre 1958 di Giovanni XXIII, che, con la svolta altres∞ impressa dallÆapertura del concilio Vaticano II (1962-65), apr∞ la Chiesa cattolica a nuove istanze sociali e alla distensione, dopo lo spirito di crociata che aveva ispirato lÆazione di Pio XII.
Il centrosinistra, come formula di intesa tra democristiani e socialisti per avviare nel paese un programma di riforme capace di correggere nuovi e vecchi squilibri della societα italiana, ebbe fin dallÆinizio dei vincoli assai pesanti. La DC, infatti, r
imase complessivamente troppo legata a interessi conservatori per mettersi con decisione sulla strada di un rinnovamento che, se reale, avrebbe inevitabilmente colpito proprio quegli strati sociali su cui poggiava in larga misura il suo potere. Il centro
sinistra fu dunque pi∙ una esigenza programmatica che una politica concreta e apparve segnato fin dal suo nascere da polemiche e ambiguitα che finirono per determinare un senso di frustrazione nei suoi stessi artefici.\par
Nei disegni della DC e del PSI
uno degli obbiettivi del centrosinistra era quello di ridurre lÆarea di consenso di cui godeva il PCI in quanto forza di opposizione, ma la scarsa incisivitα dellÆazione riformatrice avrebbe avuto lÆeffetto opposto. La svolta fu comunque tuttÆaltro che
